Titolo: Mad for each other (이 구역의 미친 X)
Network: KakaoTV
Episodi: 13
Genere: Commedia
Cast principale: Jung Il-woo, Oh Yeon-seo
Dove guardarlo: Netflix
Voto: 7.5/10
“Mad for each other” è un k-drama del 2021 originale Netflix che narra le vicende di Noh Hwi-Oh, interpretato da Jung Il-woo, un detective della divisione “crimini violenti” con problemi a gestire la rabbia, e Lee Min Kyung, interpretata da Oh Yeon-seo, una donna con grandi difficoltà a fidarsi delle persone a causa di alcuni eventi traumatici.
Trama
I due personaggi, per una strana serie di coincidenze e giochi del destino, scopriranno non soltanto di essere vicini di casa ma anche di essere in cura presso la stessa psichiatra: la combinazione tra i due caratteri esplosivi, a tratti insopportabili, dei protagonisti scatenerà l’ilarità sia nei soggetti che gli ruoteranno intorno ma anche allo stesso spettatore, rendendolo partecipe di questa stramba storia.
Sin dalle primissime scene è ben chiaro quale sarà il tenore dell’intero drama, una commistione tra scene ironiche, quasi grottesche e momenti e spunti di riflessione non indifferenti, permettendo però allo spettatore di ambientarsi nei luoghi dove si svolge prevalentemente l’intera serie, cioè il complesso di appartamenti dove abitano i protagonisti, lo studio della psichiatra e la stazione di polizia, in modo tale da consentire a tutti di sentirsi quasi parte integrante di quelli spaccati di vita ed avvenimenti e, inevitabilmente, di fraternizzare con la varietà di soggetti.
Personaggi strambi ma emblematici
La nostra Lee Min Kyung appare dall’inizio come un personaggio alquanto ambiguo, diffidente e timorosa ma col colpo sempre in canna, non si lascia abbindolare dalle parole ed ha un grave problema a relazionarsi con gli altri umani al punto da sognare di scappare in Mongolia proprio a causa della bassa densità di popolazione nel paese.
Iconica in tutti i sensi, sia per gli outfit impeccabili che per le risposte al vetriolo, nasconde purtroppo un doloroso passato fatto d’incomprensioni e delusioni, a partire dalle persone più vicine a lei, che l’hanno obbligata a costruire più di un muro tra il suo cuore e l’esterno, un cuore ormai quasi tramortito, incapace di aprirsi all’altro e ai sentimenti più caldi.
L’unico essere con il quale riesce a colloquiare e a stabilire un rapporto vero è Howi, un cane randagio trovato nei pressi del suo condominio, che diventerà il suo amico più fidato e protettore (“Un cane che abbaia solo agli uomini”, un po’ come a ribadire il suo ruolo di guardiano e aiutante nella guarigione della protagonista).
Nel corso della serie scopriamo alcune importanti caratteristiche che riguardano la protagonista ma anche e soprattutto il suo rapporto conflittuale e controverso con la madre, principale fonte delle sue incertezze e insicurezze.
Totalmente opposto è, invece, il rapporto del protagonista maschile con la madre, sua più grande ammiratrice e fedele compagna, che si preoccupa della sorte e del futuro, specie affettivo, del figlio; avendo a cuore solo che egli riesca ad incontrare una persona che riesca a comprenderlo e ad accettarlo, nonostante il suo carattere brusco e talvolta scostante, non saranno poche le volte in cui si recherà presso un’indovina, alla quale chiederà informazioni e spiegazioni circa la natura del figlio e quali siano le sue previsioni per il futuro.
(Consiglio dell’autrice: badate bene a quello che dirà questa indovina, ha un significato molto particolare e offre un assist perfetto per un’analisi più approfondita sul tema!)
Hwi-Oh, bisogna ammetterlo, non è esattamente un uomo facile: è testardo, profondamente determinato e ha più di qualche difficoltà nel relazionarsi con le persone, a maggior ragione con il gentil sesso.
Se queste sue peculiarità sul posto di lavoro, in un primo momento, gli consentiranno di fare carriera e di far crescere l’autorevolezza del suo nome, con il passare del tempo saranno la sua rovina e lo porteranno ad essere allontanato dalla centrale di polizia dove lavora, aprendo, da un lato, la strada verso un nuovo percorso e cognizione di sé, dall’altro lato i contorti selciati che faranno incontrare i due protagonisti.
Non esistono personaggi secondari!
La vera bellezza di questo drama è che l’intera narrazione non ruota esclusivamente intorno ai due personaggi principali ma, anzi, permette a tutti i protagonisti secondari di avere un proprio ruolo, più o meno rilevante, negli sviluppi della vicenda, creando una perfetta coralità che dà un tocco più realistico e frizzante alla serie; sono emblematici gli interventi e gli avvicendamenti che coinvolgono le tre partecipanti della “Women’s association”, una sorta di guardiane home-made che cercano di tutelare e curare il complesso di appartamenti, oppure la giovane lavoratrice part-time Soo Hyun e l’inquilino della Unit 705.
I protagonisti di questa serie sono tutti dei perdenti, nessuno di loro fa un lavoro particolarmente rinomato, nessuno è ricchissimo e nessuno è esente da problemi, ansie o preoccupazioni e questo rende la visione molto più piacevole perché lascia che lo spettatore si immedesimi al 100% nei protagonisti, anzi gli consente di trovare un rifugio perché, finalmente, può rivedere ciò che gli accade ogni giorno, non soltanto da un’altra prospettiva, ma anche con un occhio diverso e soprattutto gli dà la possibilità di capire che tutto, anche le cose più gravi e più difficili, possono essere superate, al momento e nel modo corretto, senza avere bisogno d’essere dei super eroi.
La realtà nuda e cruda
“Mad for each other” è un drama senza fronzoli: quanto viene descritto e raccontato nella serie è quello che potrebbe succedere o potrebbe essere successo a chiunque e per questo svolge un grande ruolo educativo e quasi di “comfort” per il quale definirlo “comedy-drama” risulterebbe un’eccessiva banalizzazione non a caso, dietro quegli scambi a volte ironici, a volte dolorosi, c’è la sofferenza e la voglia di rivalsa tipica di ogni donna e uomo che può capitare di incontrare lungo la nostra vita e proprio per questo motivo deve essere osservato con un occhio molto più attento, scendendo molto più in profondità nel significato e nel peso delle parole e delle scene.
I k-drama e le malattie mentali
Infine occorre fare un ultimo plauso al ruolo della psichiatra perché, ormai sempre più di recente, si assiste ad una nuova era, nella letteratura e nella cinematografia, che cerca di allontanarsi da quella orrenda demonizzazione, non soltanto artistica ma anche sociale, del ruolo dello psicologo, dello psichiatra e delle malattie mentali trattate sempre come un qualcosa di estremo o, addirittura, quasi leggendario: questo drama ci insegna che chiunque può crollare, può sentirsi crollare, può non riuscire a stare al passo con il resto del gruppo e che quindi è giusto fermarsi, respirare, capire la situazione e ripartire, con i propri tempi e passi, puntando solamente alla propria stabilità e felicità.
Autrice: Bianca Cannarella
Eterna Sagittario, è capitata in questo mondo per sbaglio e non ne è più uscita, riscoprendo se stessa e ciò che la circonda. Un giorno sì e l’altro pure sogna di scappare in Corea: probabilmente lo farà molto presto. Il suo motto preferito è: 시작이 반이다, “l’inizio è la metà”.