Mondo Coreano

La “Squid Game mania” e i giochi della tradizione coreana

Il successo della serie

Quante volte abbiamo sentito parlare di Squid Game in questi mesi?

Sembra quasi impossibile questa serie Netflix sia stata rilasciata soltanto lo scorso 17 settembre, eppure eccoci qui a parlare nuovamente di questo fenomeno che, a poco più di due mesi dalla sua uscita, è ormai diventato un vero e proprio trionfo globale. Era partita col raggiungere la prima posizione nelle classifiche dei contenuti più visti nei Paesi di tutto il mondo, e ora non si può far a meno che parlare di uno dei più grandi successi della tv in streaming degli ultimi anni, contando 132 milioni di spettatori nel suo primo mese d’uscita!

Ne abbiamo sentito parlare un po’ ovunque: per la prima volta, non solo i siti dedicati e gli account coreani parlavano di un “K-drama”, ma ci siamo ritrovati in pochissimo tempo a discuterne in radio, nei programmi e telegiornali nazionali, leggerne sui giornali, i social letteralmente invasi da video e contenuti ispirati alla serie coreana, da challenge di TikTok a youtuber intenti a ricreare i famigerati giochi nella vita reale.

Follia? Forse, ma Squid Game ha davvero cavalcato l’onda di un successo che nessuno avrebbe potuto immaginare, nemmeno lo stesso creatore che si è ritrovato a confermare la realizzazione di una seconda stagione che nemmeno era stata pensata, e che in quest’ultima intervista aveva già fatto notare (rivolto a tutti gli spettatori e ai fan della serie), che insieme al team di produzione la faranno “quasi come se non ci lasciaste scelta!

“C’è stata talmente tanta pressione, tanta richiesta, così tanto amore per una seconda stagione. Mi sento quasi come se non ci lasciaste scelta!”

Hwang Dong-Hyuk – creatore

Ma oltre a tutto questo meritato successo, la serie è stata anche oggetto di molte controversie: molti gli adulti (soprattutto genitori) che l’hanno ritenuta inappropriata e diseducativa dopo aver visto come anche i propri figli ne parlassero assiduamente, molte le polemiche online che hanno portato alla formazione di campagne volte alla cancellazione della serie, ovviamente con ben poche speranze di riuscita, ma dimostrazione di un malcontento forse dovuto ad una spaventosa diffusione mediatica che ha permesso a tutti (e si, anche ai più piccoli) di entrare a conoscenza e vedere con i loro occhi i violenti giochi.

I famosi “livelli” della sfida della serie, infatti, non sono altro che 6 giochi appartenenti alla tradizione coreana e che tutti i bambini del Paese (soprattutto quelli appartenenti alle vecchie generazioni) si sono ritrovati a giocare almeno una volta nella vita, tra cui alcuni come “Un, due, tre, stella” e il tiro alla fune fanno parte anche della nostra cultura.

Ed ecco che possiamo passare a scoprire uno ad uno i giochi che ci hanno accompagnato dal primo all’ultimo episodio e che rendono tanto speciale questa serie Netflix made in Corea del Sud.

I giochi di Squid Game

Ddakji (딱지)

Iranian games similar to those featured in 'Squid Game' :: KOREA.NET Mobile  Site
Gli attori Gong Yoo e Lee Jung-jae in una scena di Squid Game

Il ddakji è un gioco tradizionale coreano che si gioca con dei semplici fogli di carta. Oltre ad essere un gioco popolarissimo tra i bambini, insegna loro anche i principi e le tecniche base degli origami: per giocare infatti, bisogna piegare dei fogli di carta quadrata fino ad ottenere una tessera dalla forma ben precisa. Qui sotto trovate un video con tutti i passaggi:

Video tutorial di YouTube “How to make Ddakji”

Una volta ottenute queste tessere di carta (è raccomandabile preparare più ddakji visto che ad ogni vittoria il giocatore si appropria di quelli avversari), lo scopo del gioco è quello di capovolgere quella dello sfidante lanciando il proprio ddakji in direzione della medesima: se con un solo colpo il ddakji avversario si capovolge, allora si vince il turno.
Vincerà il gioco chi riuscirà a rubare per primo tutti i ddakji dell’opponente. 

Per quanto semplice, questo è un gioco che appassiona da anni i più piccoli in Corea e che può essere adattato a quanti giocatori si preferisce, con regole che variano a seconda delle preferenze del gruppo. Provateci anche voi!

Curiosità: sapevate che la fermata della metropolitana di Seoul dove è stata registrata la scena di Squid Game è ormai diventata meta obbligatoria per moltissimi fan della serie?

Yangjae Citizen’s Forest Station (Gangnam-bound platform) – Squid Game filming

Un, due, tre, stella!

La famosa bambola-robot in una scena di Squid Game

Anche chi Squid Game non l’ha proprio visto, saprà di certo che la scena più famosa della serie e contenuta nello stesso trailer è quella del primo gioco, il sanguinario “Un, due, tre, stella!” giocato davanti alla bambola robot la cui voce ormai è inconfondibile. Ma il gioco è proprio uguale alla nostra versione italiana?

Risposta affermativa: le regole sono esattamente le stesse. Viene scelto un giocatore il cui scopo è stare girato con gli occhi chiusi e pronunciare la frase “Un, due, tre, stella!” mentre gli altri devono cercare di avanzare e raggiungerlo senza farsi vedere mentre si stanno muovendo.

L’unica cosa che cambia qui è.. proprio la frase! Infatti la famosissima filastrocca canticchiata dalla bambola non è la traduzione letterale di “Un, due, tre, stella!”, ma bensì significa “Il fiore di ibisco è sbocciato”.

“무궁화 꽃이 피었습니다” (mugunghwa kkochi piotsseumnida)

“Il fiore di ibisco è sbocciato”

A quanto sembra, non ha un significato preciso vista la sua origine incerta, sappiate solo che l’ibisco viene considerato da molti il fiore simbolo della Corea del Sud.

Ma, pensandoci, anche il nostro motto italiano ha delle origini discutibili: anche se ad oggi è di utilizzo comune dire “Un, due, tre, stella!”, sembra che questa frase derivi da quello che una volta era “Un, due, tre, ste’là!”, frase del dialetto piemontese che significherebbe “Un, due, tre, stai là!”! Avrebbe più senso non credete?

La verità è che sebbene il gioco sia praticato in quasi tutto il mondo, ogni Paese ha la sua versione della famosa frase: un’altra ancora è quella dell’inglese “Red light, Green light” (semaforo rosso, semaforo verde).

Curiosità: la bambola di metallo dall’aspetto innocente (ma anche inquietante) che è posta di fronte ai 456 giocatori si rifà ad uno dei personaggi più conosciuti della letteratura per bambini della Corea del Sud, Younghee, il personaggio principale di una serie di libri di testo diffusi negli anni ’70 e ’80 in tutto il Paese.

Copertina di un libro di testo sud coreano con Younghee e il suo amico Chulsoo

Dalgona (달고나) o ppopgi (뽑기)

Quello della seconda prova è il Dalgona (la parola significa letteralmente “dolce”), un dolcetto la cui semplicissima ricetta prevede come unici ingredienti lo zucchero e il bicarbonato: fate sciogliere 2 cucchiai di zucchero in un pentolino, aggiungeteci un pizzico di bicarbonato una volta che vedete il composto diventare dorato ed il gioco è fatto! Colate il composto su carta da forno e imprimeteci una formina a vostra scelta. 

Video YouTube che mostra il processo di realizzazione del Dalgona

Una volta lasciato raffreddare, lo scopo del gioco è proprio quello di riuscire a intagliare con l’aiuto di un ago la forma disegnata senza romperla! Sembra facile vero?
Invece provate per credere, non è affatto semplice! Il composto si rompe davvero facilmente ed è un attimo ritrovarsi in mano pezzi di un Dalgona completamente rotto! Veloce da preparare, fin dagli anni ‘60 il Dalgona (originario della città di Busan) è stato un famosissimo passatempo dei bambini coreani che, usciti da scuola, trovavano per strada signori intenti a prepararli e venderglieli per giocare con gli amici: se il bambino riusciva a rimuovere la forma senza romperla, aveva diritto a un altro Dalgona gratis o a non pagare quello che aveva preso!

Tiro alla fune (줄다리기)

Un po’ come il gioco dell’ “Un, due, tre, stella!”, il terzo gioco di Squid Game, ovvero il gioco del tiro alla fune, non differisce in alcun modo da quello che siamo abituati a giocare noi in Italia.  

Le regole sono identiche così come la stessa competizione: due squadre composte dallo stesso numero di giocatori si posizionano agli estremi di una fune e tirano finché uno dei due team non riesce a far cadere l’altro, o a tirare tanto da fargli raggiungere e superare la metà della corda. 

Tradizionalmente, in Corea vedeva impiegate corde molto grandi, così da coinvolgere interi villaggi di persone, ed era un modo per promuovere l’unità e la solidarietà della comunità.

Una prova che vede la forza il vero elemento chiave per vincere la sfida ma, se pensavate fosse l’unico, nella serie vediamo come Oh Il-Nam (l’anziano signore che un po’ tutti abbiamo amato) avesse consigliato al suo team una strategia che non tutti conoscono: posizionarsi alternativamente a sinistra e a destra della corda, con le gambe divaricate e inclinati all’indietro con il corpo. Che sia davvero un trucco vincente?

Il gioco delle biglie

Il quarto gioco è stato indiscutibilmente luogo di alcune delle scene più strazianti della serie. Ma in cosa consisteva? Ad ogni giocatore è stato consegnato un sacchetto contenente 10 biglie e i partecipanti, divisi in coppie, dovevano scegliere autonomamente un gioco da svolgere con le biglie il cui perdente tra i due sarebbe poi, inevitabilmente, stato ucciso. 

Sono stati molti i giochi che abbiamo visto fare con le biglie, ma sono due quelli che sono stati principalmente i protagonisti del tempo libero dei bambini coreani negli anni ‘70: quello del bomdeulgi (봄들기) e del holjjang (홀짱). Il primo consiste nel lanciare a turno le biglie all’interno di un buco nel terreno e il giocatore che ha più biglie all’interno o vicino al buco vince; mentre il secondo consiste nello scommettere, sempre a turno, le biglie giocando a pari e dispari: gli avversari si giocano un determinato numero di biglie che vince chi riesce a indovinare se il numero che l’opponente tiene in mano è pari o dispari. Il primo che riesce a rubare tutte le biglie, vince.

Il ponte di vetro

Personalmente, questo è stato il mio gioco preferito. Nella serie, vediamo i 16 poveri partecipanti intenti a dover superare un lungo ponte formato da due file di pannelli di vetro, la metà dei quali sotto il loro peso si romperà e li farà cadere nel vuoto. Per raggiungere la fine del percorso, dovranno uno ad uno tentare l’impossibile, ovvero indovinare quale tra il pannello sinistro e quello destro sia quello che li farà proseguire.

Chiaramente questo tra tutti è il gioco meno verosimile, non paragonabile di certo a un vero gioco per l’infanzia. Tuttavia, la sua origine è da attribuirsi al cosiddetto “Fiume di Pietre”, un gioco che vede i bambini tagliare dei fogli di carta e piazzarli a terra cercando di saltare dall’uno all’altro seguendo un percorso definito in precedenza. Chi sbaglia un passo, viene eliminato.

Il gioco del calamaro

Ecco che siamo arrivati all’ultima sfida, il finale di tutti i giochi e quello da cui la serie prende nome: il gioco del calamaro!

Il gioco del calamaro, quello che più ci è sconosciuto, è un altro gioco tradizionale coreano che i bambini erano soliti giocare molti anni fa.

Il gioco ci viene descritto fin da subito come una sfida molto fisica, quasi violenta: i partecipanti sono divisi tra attacco e difesa. All’inizio del gioco, la difesa può correre liberamente all’interno della figura disegnata a terra (che ricorda, per l’appunto, la sagoma di un calamaro) mentre l’attacco, costretto a muoversi all’esterno, può muoversi su una sola gamba. La difesa perderà il vantaggio una volta che la squadra d’attacco riuscirà ad entrare e a farsi strada oltre la metà del calamaro. 

Una volta che l’attacco avrà varcato la soglia, sarà compito della difesa non lasciar arrivare la squadra avversaria alla testa del calamaro, altrimenti avrà perso.

Gli altri giochi della tradizione

Gonggi (공기)

Il Gonggi è un gioco molto semplice con cui i bambini coreani si divertivano sin dai tempi dei regni di Corea e consiste nel riuscire a lanciare con la mano un certo numero di pietre e prenderle subito dopo non facendone cadere neanche una.

Un tempo veniva giocato con dei sassi di dimensioni simili, oggi invece vengono venduti dei tappi in plastica realizzati appositamente per il gioco. L’obiettivo è quello di raggiungere un certo numero di “anni”, o punti, che i giocatori decidono tra loro prima dell’inizio del gioco.

Tuho (투호)

Il gioco del Tuho è un gioco che nacque in Cina e si diffuse solo successivamente in Corea ed in Giappone: i giocatori sono divisi in due squadre e devono lanciare, a circa dieci passi di distanza dall’obiettivo, delle frecce all’interno di un contenitore di legno formato da tre fori diversi, ognuno dei quali dà un determinato punteggio al giocatore. A seconda dei punteggi raggiunti, venivano date bevande alcoliche ai vincitori.

Jegichagi (제기차기)

Il Jegichagi (제기차기) è un gioco di palleggi in cui viene calciato il jegi (제기), un oggetto simile a un volano che non deve mai toccare terra. Si può giocare sia in coppia (chi fa più calci consecutivi vince) sia in gruppo, dove i giocatori si dispongono in cerchio ed il jegi viene passato di persona in persona. Il primo che lo lascia cadere perde, e così via fino a quando non rimane una persona sola.

Quali di questi pensate che potrebbero aggiungere all’interno della seconda stagione?

Ovviamente la trama è tutta da scoprire visto che la serie è solo all’inizio del suo processo di pianificazione ma, nel caso in cui il nostro Gi-Hun dovesse tornare a giocare nuovamente ai famigerati giochi, o dovesse entrare a far parte addirittura di chi muove i meccanismi del gioco e quindi trovarsi dall’altra parte della medaglia, secondo voi quali di questi altri giochi coreani potrebbero essere parte della stagione in uscita? 

E quali, invece, avrebbero giocato i nostri protagonisti se avessimo dovuto scegliere tra giochi italiani?

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