Mondo Coreano

L’arte dell’intaglio della giada – #K-Culture

Avete mai sentito parlare della giada e dell’arte dell’intaglio della giada? Se no, qui siete nel posto giusto!

In Oriente essa è ritenuta più importante dell’oro e del diamante e gode di grandissima ammirazione per le sue proprietà curative e ornamentali!

Pensate che viene definita come il “gioiello della Luna” dalle popolazioni asiatiche grazie alle sue tonalità delicate e luminose, tali da trasmettere ideali di purezza. Questi ideali trovano eco nelle riflessioni filosofiche del confucianesimo sulla maturità interiore in cui la virtù di ogni cosa esistente è custodita nel profondo.

Lo sapevate che la giada è associata alle cinque virtù dello Ying e lo Yang (cortesia, saggezza, rettitudine, benevolenza, affidabilità)?

Ebbene sì, e persino la famiglia reale stessa la usa come simbolo di autorità e fortuna.

Introduzione sulla giada

La giada è una pietra ornamentale, minerale, appartenente al gruppo dei silicati. Quando parliamo di giada si può indicare solitamente la nefrite (un silicato di calcio e magnesio) e la giadeite (un silicato di sodio e alluminio). Originariamente i manufatti in giada erano prodotti solo con la nefrite, mentre la giadeite venne introdotta nel mercato cinese dal XVIII secolo.
Oltre al tipico colore verde, può avere una colorazione gialla, viola o marrone chiaro, con tonalità vivaci, tenui o luminose (quasi bianca).
Oltre al dato estetico, la giada è ancora utilizzata per via delle sue proprietà curative attribuite nei secoli. Pare che la giada protegga dalle malattie e prevenga o attenui i malanni, in particolare del fegato, della milza, del cuore e del sistema respiratorio.

FUN FACT! La nostra virtuosa giada ha il potere di allontanare gli spiriti maligni e di assorbire le cattive energie indirizzate verso la persona che la indossa. Insomma, dovremmo tutti possedere una pietra di giada!

Jang Ju-Won, bruciatore d’incenso a forma di leone (cc. The Korea Times)

La storia dell’intaglio della giada

La lavorazione della giada affonda le sue radici millenarie in Cina. La Corea, però, può vantare una lunga tradizione d’intaglio testimoniata da ritrovamenti neolitici (I sec a.C.) lungo il bacino del fiume Namgang, a Gyeongju.
Inizialmente (periodo dei Tre Regni) vengono prodotti manufatti più pratici come bottoni, ciondoli, perline ed ornamenti vari ad uso esclusivo delle classi più agiate e della famiglia reale. Col tempo incrementa la tipologia di oggetti, raggiungendo il suo apice (sia in tecnica che in richiesta) con la dinastia Joseon.

Regno di Silla, corona d’oro e di giada, V sec d.C.
Gyeongju National Museum, Korea (cc. The Metropolitan Museum)

Se nel periodo dei Tre regni troviamo oggetti in giada, dalle forme semplificate e ben levigate è diverso il discorso con la dinastia Joseon. I perfezionamenti tecnici consentono di ottenere prodotti più sofisticati, da intagli con motivi decorativi intricati. Dal XIV secolo sono sempre più presenti contenitori di giada di qualsiasi uso, coppe per bevande e tante forcine per capelli. Ritroviamo motivi buddisti a forma di cicala o i cosiddetti Magatama (o Gogok), talismani portafortuna o inserti decorativi in architettura, dalla tipica forma a goccia. 


Da non dimenticare l’uso della giada come parte del corredo funebre (gioielli, spille, cinture, ecc.). Sin dall’antichità, i coreani ne riconoscono i misteriosi poteri e fanno di questa pietra un accessorio sovente posto nella bocca, nelle mani o sul petto del defunto. Alcuni degli ornamenti ritrovati presentano dei residui di colore, nello specifico di lacche (un esempio qui).

Dal ‘900 grazie al miglioramento delle tecniche di estrazione, la produzione di gioielli in giada ha subito un aumento ed attualmente il mercato della giada in Corea presenta grandi varietà di sculture e gioielli.

Come nasce una scultura in giada?

Per ottenere un prodotto privo di crepe sono previsti passaggi complicati e lunghi, che si cercherà di riassumere nel modo più semplice possibile. La lavorazione della giada prevede sei fasi: estrazione, progettazione, taglio, rifinitura, intaglio e lucidatura.
Nel momento della sua estrazione la giada deve evitare la luce e necessita di un’esposizione graduale la quale trova compimento attraverso un trattamento termico. Di fatto, per allontanare l’inconveniente delle crepe, si avvolge la pietra in un sacchetto con la paglia, inumidito in un secondo momento. Quest’ultimo viene poi sottoposto ad una temperatura specifica (800°-1000° C).
Nella fase di progettazione è importantissimo conoscere le dimensioni della pietra, per questo la sua grandezza viene selezionata a seconda della tipologia di prodotto desiderato. Gli artigiani di questa tecnica sono molto limitati rispetto ad altri. Come mai? Perché, oltre al fatto che la giada sia difficile da scalfire, devono tenere in considerazione delle crepe naturali e quelle che potrebbero formarsi nel caso si scegliesse una pietra troppo grande.

Selezionata la pietra si progetta l’oggetto con un disegno, il quale guiderà l’operazione del taglio della giada. Quest’ultima viene tagliata strofinando un arco munito di un sottile filo di seta con l’aiuto di un impasto abrasivo, composto principalmente da acqua e polvere di smeriglio (più dura della giada) o carburo di silicio.

L’intaglio avviene grazie ad uno strumento provvisto di un bastone di legno che ruota. Affinché l’intaglio avvenga è necessario attaccare al bastone una punta, una lama o una ruota al carburo di silicio.
Quando l’oggetto prende forma ed è decorato, necessita di una lucidatura, applicando polvere di ruggine di ferro o alpacca (nome generico di leghe formate da rame, nichel e zinco).

Idea di bellezza

Ci tengo ad approfondire da un punto di vista teorico l’aspetto estetico dei manufatti coreani. È fondamentale conoscere un aspetto tanto importante quanto presente nella quotidianità del popolo coreano, che si riassumere nel concetto dell’”estetica della semplicità”.

Un’ideale che trova la sua influenza dal Taoismo e dal Buddismo, in cui la natura è matrice e fine stesso della ricerca della bellezza. L’ideale di bellezza coreano risiede nel rifiuto dell’artificiosità, ed è per questo che ogni manufatto deve armonizzare in modo assolutamente naturale con l’ambiente.

Sì, è proprio per questo che troviamo spesso l’utilizzo di tinte tenui e abbastanza neutri, oltre a elementi decorativi simmetrici e semplici.
Queste opere valorizzano l’impressione generale al posto del singolo dettaglio, rappresentando la mitezza umana e la contemplazione del naturale, a discapito di ostentazione e passioni travolgenti.

JANG JU-WON (장주원) – Un maestro dell’arte dell’intaglio della giada


Importantissima figura dell’arte dell’intaglio della giada coreana, Jang Ju-Won (1937-) si occupa della sua lavorazione da più di cinquant’anni. È riconosciuto come uno degli artisti più abili nel suo campo, superando di qualità la concorrenza cinese, paese di nascita dell’intaglio di giada.

Ju-Won studiò come intagliare la giada in Cina quando decise di accostarsi a questo mestiere negli anni ’60.
La tecnica maggiormente conosciuta del maestro è quella del traforo, solitamente riconducibile ad oggetti come bollitori o bruciatori d’incenso.

Jang Ju-Won, bruciatore d’incenso raffigurante una fenice e fiori di loto (cc. The Korea Times)


L’abilità di Jang Ju-Won è tale da essergli riconosciuto il merito di aver elevato lo status della lavorazione della giada di ornamenti ad una vera e propria forma di arte. A Mokpo (목포시), città natale di Jang, nel 2005 è stato inaugurato un centro espositivo delle sue opere.

Per una migliore comprensione delle fasi e del fascino dell’intaglio della giada è presente un video del maestro Jang che potete vedere qui.

Conoscevate quest’arte? Che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonti:

Korean handicrafts : art in everyday life. Jin-hyuk Lee, Colin A. Mouat, Han’guk Kukche Kyoryu Chaedan. Seoul, Korea. 2014
Jade accepts any challenge of a man. The Korea Times. Kim Ji-Soo
“Jang Ju-won, Jadework Virtuoso” (PDF). Korean HeritageCultural Heritage Administration. 13 December 2013

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