Mondo Coreano

Death’s Game: la vita attraverso la morte – #K-Drama

copertina del webtoon e del kdrama death's game

Death’s Game, K-Drama originale Prime Video, è basato sul webtoon “I’m Dying Soon” di Lee Won-sik e Ggoolchan.

#Losapevateche: l’attore Seo In-guk è un fan tanto sfegatato di questo webtoon da aver persuaso il canale Tving a produrne una trasposizione di cui è il protagonista?

Già la prima parte uscita il 15 dicembre 2023 aveva riscosso molto successo e aumentato ancora le aspettative nel pubblico che ha aspettato intrepido la seconda parte uscita il 5 di questo mese.

Trama

Choi Yee-jae è un ragazzo in gamba, attraente, preparato. Possiede tutte le carte in regola per avere successo nella vita, ma nella società classista del suo paese conta, sopra ogni cosa, il background. Il ragazzo, nonostante i buoni propositi, non proviene da una famiglia ricca e potente, né ha frequentato le scuole “giuste” per realizzarsi: per questo, dopo sette estenuanti anni alla ricerca di un impiego, è ancora disoccupato.

La crisi della relazione con la sua fidanzata e una truffa che lo lascia senza un centesimo lo gettano nella disperazione totale che lo spinge al suicidio. Ad accoglierlo nel vuoto ma soffocante e tetro limbo vi è una creatura trascendentale : “La Morte”.

La morte che hai banalizzato. Verrai punito per avermi insultato.

Decisa a punire Yee-jae per aver sprecato la propria preziosa vita, lo condanna a reincarnarsi dodici volte in altrettanti individui. Ognuno di loro sta per morire di una morte cruenta e il malcapitato sarà costretto a subire la tortura di viverle tutte per poi finire all’inferno.

“Che disgrazia”, direte voi! Ebbene, c’è un modo per fermare questo supplizio!

La tua anima entrerà in 12 corpi destinati a morire, non importa in quale corpo ti svegli, inevitabilmente morirai. Sentirai quanto è dolorosa la morte in questo modo. Se riesci a sfuggire alla morte con il corpo di quella persona vivrai il resto della tua vita in quel corpo.

Death’s Game e il suo cast senza precedenti

@HanCinema

La morte, il cui l’aspetto è quello di una ragazza gotica e minuta con i lineamenti delicati, è interpretata dalla brava Park So-dam di Parasite.

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Choi Yee-Jae, il nostro protagonista che si è arreso alla morte togliendosi la vita a causa di fallimenti nella vita lavorativa e sociale, è interpretato da Seo In-guk.

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Kim Ji-hoon è Park Tae-woo. CEO e primo figlio del dirigente della Taegang group, sin da piccolo è cresciuto nella ricchezza ed è abituato a dare ordini e ricevere rispetto. All’interno dell’azienda sta conquistando la fiducia dei dipendenti mostrando la sua immagine di gentiluomo. Ma sarà sincera questa gentilezza? Dietro la maschera da brav’uomo si nasconde un maniaco megalomane sociopatico.

@HanCinema

Lee Ji-su, interpretata dalla bravissima e bellissima Go Yun-jeong, è una scrittrice ma anche la ragazza di Lee Yae sin dall’università. Mentre vive in agonia dopo la morte del suo ragazzo, incontra per coincidenza Jang Geon-woo.

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Park Jin-tae, (Siwon Choi) è il secondo figlio del Gruppo Taegang, fondato da suo nonno. È un chaebol di terza generazione nato con un “cucchiaio di diamante in bocca”.

Fin da piccolo, è cresciuto nella ricchezza e vive con l’idea che il denaro sia tutto. Anche se sembra avere una vita facile, Park Jin-tae deve combattere tutti i giorni con suo fratello maggiore, Park Tae-woo, che ha due anni più di lui, soprattutto se in ballo vi è l’eredità della Taekang group.

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Sung Hoon nel ruolo di Song Jae-seop: un ragazzo di 38 anni, atleta di sport estremi molto conosciuto in tutta la Corea del Sud per il suo coraggio!

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Kwon Hyuk-soo, interpretato da Kim Kang-hoon, è uno studente di scuola superiore di 17 anni. Bersaglio dei bulli a scuola perché molto più basso dei suoi coetanei e molto riservato e silenzioso, mentre vive all’inferno giorno dopo giorno, per via del bullismo e trascurato da insegnanti e compagni di classe, prende una decisione pericolosa.

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Joo- Hoon Lee (Seung Jo Jang), è una sorta di mercenario che lavora come “risolutore di organizzazioni segrete” e risolve qualsiasi richiesta del cliente.

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Lee Jae-wook nei panni di Cho Tae-sang. Un aspirante atleta  di arti marziali miste di 21 anni che ha rinunciato al suo sogno a causa delle circostanze economiche della sua famiglia. Dopo aver vissuto senza obiettivi specifici, viene arrestato e imprigionato per qualche motivo e aspetta il giorno del suo rilascio.

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Lee Do- hyeon è il modello Jang Geon-un. Ogni posto in cui cammina diventa una passerella e vive sempre nell’attenzione delle donne. Vive una vita facile, guadagna un sacco di soldi solo con il suo aspetto. Quando può aiuta al caffè di suo fratello.

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Jeong Gyu-cheol, interpretato da Kim Jae-wook, è una persona nata in una famiglia normale ma che crede di avere un talento speciale. Lui, ha un senso estetico diverso dagli altri, una sorta di Dexter, pittore debitore di Francis Bacon e William Blake.

Profondamente ispirato dallo scenario che vede accidentalmente per strada, guadagna popolarità all’estero, a causa del colore e dell’espressività dei suoi dipinti attraverso i quali esprimere la crudeltà nel profondo degli esseri umani.

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Il bravissimo e camaleontico Oh Jung-se nei panni di An Ji-hyeong. Detective di 42 anni, voleva diventare un grande agente di polizia come suo padre ma, a causa delle preoccupazioni della sua famiglia, ha dovuto prendersi cura di se stesso prima dei suoi sogni.

Kim Won-hae nel ruolo di un senzatetto.

La mamma di tutti, Kim Mi-kyung, la ritroviamo nel ruolo della madre di Yee-jae, una donna che dopo la morte del marito dedica tutto al figlio.

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Considerazioni su Death’s game

Se doveste chiedermi “Sara quale K-Drama ti ha colpito di più tra quelli usciti tra fine e inizio anno?“…direi Death Game senza esitare. Ma come mai?

Innanzitutto dobbiamo dire che questo thriller splatter non è adatto a tutti. Se siete deboli di cuore o non siete abituati ad uno splatter a prova di Tarantino, sanguinolento ed esplicito forse questo Drama non fa per voi!

Si presenta come una serie horror soprannaturale, ma è la normalissima tragicità dell’argomento ad insediarsi nello spettatore e renderlo partecipe e incollato allo schermo durante gli episodi.

Le prime fasi della narrazione coincidono con una “critica obbligata di una piaga sociale endemica“, proprio come afferma Lorenza Negri in un articolo di Wired.

Però, ecco che, insieme ai “mostri della vita normale”, si aggiungono anche quelli della vita “paranormale”. L’impianto narrativo subisce presto, infatti, un cambio di rotta a favore di una piega soprannaturale da horror “demoniaco“.

Boom! Nuovo colpo di scena! Arriva una nuova sconcertante scommessa a trasformare di nuovo Death’s Game. La serie si materializza così in un viaggio nel genere horror, un’antologia cinematografica nella quale in ciascun episodio si declina un genere: dal thriller industriale allo school Drama, dalla rom-com al poliziesco e così via. 

L’inferno in terra è la cruda realtà

La crudeltà di alcune scene di Death’s Game è resa ancor più terrificante da un dettaglio non indifferente. Quale? Il punto di vista di queste scene agghiaccianti è proprio quello della vittima.

La serie si appropria degli stereotipi di ciascun genere, li prende in giro e al contempo li piega alle necessità della trama, man mano rivelando che la forma antologica è una realtà formale non narrativa. Che sia uno studente del liceo bullizzato o un poliziotto codardo, o un infante vittima di abusi, ognuno è collegato agli altri personaggi dal filo rosso del destino o, in questo caso, della morte.

Tutto ciò è al servizio di una storia fatta da tanti tasselli che si compongono per creare un imprevedibile e soddisfacente “grande disegno”. La Morte, infatti, ha i suoi piani. Imbroglia, tortura, punisce, ma il suo scopo è più grande e significativo di un mero contrappasso, fa parte di un disegno dalle implicazioni morali.

Lo scenario in 8 parti è breve ma intenso. Esiste qualche lavoro così provocatorio che conserva tuttavia l’umanità? Pur riprendendo i generi più apprezzati del panorama coreano, Death’s Game è unico.

Prende i cliché e li trasforma in denuncia sociale, li ribalta portando allo scoperto la realtà dei fatti.

Il tema del suicidio

Il fenomeno del suicidio in Corea del Sud, in crescita da 15 anni, sta andando fuori controllo.

(purtroppo) #losapeviche: in media, ogni giorno, si tolgono la vita 44 persone? Se nel 1997 i suicidi erano 13,1 ogni 100 mila abitanti, oggi se ne contano 31,8.

Prima causa di morte per gli under 40, questo è un fenomeno che non conosce differenze, né sociali né di genere: un triste esempio sono le numerose vittime dell’industria dell’intrattenimento coreana.

E il governo coreano?

Proprio per provare – disperatamente – di risolvere questa tragedia, l’amministrazione coreana ha decisione di dotare gli oltre 20 ponti di Seoul di un allarme automatico che attiva una squadra di soccorritori. E, come se questi non fossero un sufficiente deterrente per impedire l’estremo gesto, proprio sul ponte Mapo, già lo scorso settembre avevano eretto cartelli di speranza e statue che dovrebbero infondere fiducia. Ma è davvero abbastanza?

Purtroppo no, non è bastato. Neanche questa, come tutte le altre misure prese nel corso degli anni (l’aumento di psicologi e psichiatri, chiusura siti e chat che incitavano al suicidio simultaneo o le barriere tra le banchine e binari nella metropolitana di Seoul).

Se i rimedi non sono ancora chiari o efficaci, il contrario si può dire sulle cause. L’efficienza e la competitività per cui sono famosi i coreani creano pressioni insostenibili in un Paese da 50 milioni di abitanti, che in meno di mezzo secolo è passato dalla povertà contadina all’élite tecnologica.

Se volete saperne di più sull’argomento, qui trovate un articolo-focus sulla pressione scolastica in Corea e i suoi drammatici esiti.

Conclusioni su Death’s Game

Questa serie, più di tante altre, costringe lo spettatore ad un reality-check. Come una sorta di “Divina Commedia“, Death’s Game incute paura e speranza al tempo stesso, cercando di smascherare e mostrare al pubblico la vera faccia di quello che è ormai il paese più chiacchierato e invidiato.

Personalmente trovo che questa serie, in particolare gli ultimi episodi, siano una sorta di inno alla vita.

Il meccanismo della serie è quello di portare lo spettatore a riflettere sulle proprie azioni e a chi ha pensieri negativi di rivolgersi a qualcuno perché si è sempre in tempo. Arriva dritta al cuore in ogni sua sfumatura. Bene se dopo l’ultima cosa che resta da dire è…CORRETE A GUARDARE QUESTA SERIE DA 10/10!!

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